Donne d’Italia by Bruno Vespa

Donne d’Italia by Bruno Vespa

autore:Bruno Vespa [Vespa, Bruno]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Francesca Mambro, nove ergastoli «giusti tranne uno»

La follia del terrorismo politico, nata con le Brigate rosse, contagiò ben presto gli estremisti di destra. Tra le donne, la figura di maggior spicco dell’eversione nera è Francesca Mambro (Chieti, 1959), condannata a nove ergastoli per otto omicidi e per la strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980, insieme al suo compagno Giuseppe Valerio Fioravanti. «Tutti gli ergastoli ce li siamo meritati, tranne uno» hanno sempre dichiarato entrambi. «Della strage di Bologna siamo innocenti.»

Primogenita dei quattro figli di un maresciallo di Pubblica sicurezza, Francesca si diplomò maestra e, fin da ragazza, militò nell’ala movimentista del Msi, che contestava da destra la presunta deriva moderata del partito. Il punto di svolta che portò molti militanti dell’estrema destra a diventare terroristi ha una data precisa, il 7 gennaio 1978, quando alcuni giovani usciti dalla sezione del Msi di Acca Larentia, nel quartiere Tuscolano a Roma, furono attaccati da terroristi «rossi» (ex di Lotta continua, dirà anni dopo una pentita). Due missini rimasero uccisi. Altri camerati accorsero, ci fu uno scontro a fuoco con i carabinieri e un ufficiale ammazzò un terzo ragazzo. Fu il segnale: decine di estremisti neofascisti passarono allo spontaneismo armato, senza alcuna strategia se non quella di rispondere alla morte con la morte.

Francesca Mambro entrò nel gruppo denominato Nuclei armati rivoluzionari (Nar), il cui capo era Giusva Fioravanti, che fino a quel momento gravitava intorno al Msi e che poco dopo sarebbe diventato suo compagno di vita. (Fioravanti aveva compiuto il suo primo omicidio alla fine di febbraio 1978 quando, giunto con il fratello Cristiano ai giardinetti di piazza Don Bosco, che erano frequentati da ragazzi di sinistra, ne ammazzò uno.) Racconta Riccardo Bocca in Tutta un’altra strage: «Lui, già latitante, la va a trovare nell’ospedale dove è ricoverata per un’operazione, poi iniziano a incontrarsi in un giardino vicino alla casa dove lei lavora come baby-sitter. Non ci vuole molto perché un’attrazione reciproca già di lunga data, coniugata a un’affinità politica che secondo Francesca è determinante quanto l’attrazione stessa, li faccia mettere insieme. Ed è altrettanto ovvio che a compiere il primo passo sia l’impetuosa ragazza».

Il battesimo del fuoco della Mambro avvenne all’inizio del 1979: rapine in armerie, bombe a un circolo femminista. Nel 1980 cominciarono gli omicidi: un appuntato di polizia; il sostituto procuratore Mario Amato, che indagava proprio sull’estremismo nero e che aveva chiesto invano un’auto blindata; il dirigente di un movimento di estrema destra, accusato di essersi appropriato di soldi che sarebbero serviti per l’evasione dell’altro superfascista Pierluigi Concutelli; due carabinieri che, prima di morire, ferirono Fioravanti, poi catturato. Dopo quest’ultimo episodio, Francesca e i suoi camerati incrudelirono le loro azioni di fuoco: uccisero due estremisti di destra considerati «traditori», un dirigente e un agente di polizia.

Il 5 marzo 1982 i Nar rapinarono una filiale della Bnl a Roma. Intervenne la polizia e, nella successiva sparatoria, una pallottola colpì uno studente e la Mambro rimase gravemente ferita. Negli anni successivi Francesca raccontò i drammatici momenti che seguirono



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